Anime perse


Dal buio del secondo piano arrivò questa voce potente e vigorosa che raggelò il povero Black, lasciandolo pietrificato.

Io vi accolgo nella mia comunità.” – Si iniziarono a sentire i suoi passi rimbombare lentamente per la vecchia rampa di scale. Stava scendendo.

Vi do da mangiare e un tetto sotto la quale dormire.” – I passi e la voce si alzavano di tono insieme “Cerco di aiutarvi a risolvere i vostri problemi interiori in modo che non si riflettano all’esterno della vostra anima, nei vostri comportamenti…” – I piedi e le gambe comparvero minacciosi nell’ombra degli ultimi scalini.

Sono qui per voi sempre e comunque e mi devo sentire ricambiato in questa maniera? Preso per il culo da un ragazzino viziato e smarrito che passa le sue giornate a girovagare con un cane probabilmente più sveglio e furbo del suo stesso padrone?

… e questo altro ragazzo chi sarebbe? Hai portato un nuovo ospite all’Algas senza chiedere prima consulta a tutto il resto della comunità? Stai rischiando di essere cacciato per sempre dal nostro gruppo e ti permetti pure di prenderti queste libertà? Ti consiglio di filare subito nel tuo appartamento e non uscire fino a quando non avremo deciso cosa ne sarà di te!”

Ma Grande Llama mi lasci spiegare… Io, Red, il ragazzo .. lo abbiamo aiutato, era in difficoltà, ho fatto quello…” – “No tu non hai fatto un bel niente! Ti sei trovato nel posto giusto al momento sbagliato, mi hai mentito. Ora non stare qua a darmi giustificazioni e fai come ti ho detto oppure vattene seduta stante e non farti più rivedere!

La figura dell’uomo era finalmente a me chiara, gli occhi si stavano abituando al buio, eppure non riuscivo ancora a capire il motivo di tanta autorità, di tanta rabbia, si trattava solo dell’ennesimo ragazzo smarrito nelle strade di questo mondo pieno di imprevisti e ostacoli. L’uomo indossava una lunga tunica bianca e aveva al collo un medaglione raffigurante il sole indiano che in alcune culture simboleggiava il coraggio, in altra la luce, la salvezza, la purificazione dell’anima. Era immobile davanti a me in silenzio mentre Black a testa bassa saliva le scale verso la porta di casa sua, sembrava guardarmi fisso negli occhi nonostante non ci fosse la luce sufficiente per permetterglielo. Io non sapevo cosa dire, ero così stravolto che il mio cervello non riusciva a mettere insieme una frase di senso compiuto in grado di giustificare la mia presenza in quel luogo strano e buio che però trasmetteva tutto tranne che timore.

Per un momento pensai di girarmi e andarmene in silenzio, non dovevo spiegazioni a nessuno, solo a me stesso, ma all’improvviso la stessa persona che aveva appena martoriato il povero ragazzo mi fermò con un tono tutt’altro che severo, la voce non era così diversa da quella che sentivo in sogno e la cosa mi lasciò di stucco. “Devi essere molto stanco. Sento che sei spento e smarrito, su questo Black non ha mentito, hai bisogno di aiuto! Permettimi di presentarmi io sono Ferdinando e questo umile edificio è l’Algas Castillo” – Mi strinse forte la mano e mi trasmise calore, pace. – “Non avrai nessuna voglia di parlare, vieni con me che ti porto in una stanza con un tetto e un letto caldo dove potrai passare la notte, domani parleremo e mi spiegherai cosa realmente ti ha spinto ad arrivare fin qui.Solitamente non avrei accettato un invito simile proveniente da una persona sconosciuta in un luogo sconosciuto e tetro, ma le circostanze quasi me lo imponevano e poi non so cosa in quella persona, in quel luogo, mi facevano sentire a mio agio, come se fossi già stato in passato lì.

Arrivati alla camera situata all’ultimo piano, in un angolino buio e libero da oggetti, l’uomo mi diede le chiavi della stanza e da un armadio al suo interno tirò fuori dei vestiti bianchi di lino e me li appoggiò sul letto, poi si apprestò ad uscire ma prima di farlo io finalmente mi decisi a parlare:

La ringrazio tanto per la sua ospitalità signore, non era obbligato” – “Non ero obbligato ad invitarti come te non eri obbligato a fidarti di me accettando il mio invito senza conoscermi. Questo è il primo segnale…

Segnale di cosa scusi?” – La mia curiosità era più forte della stanchezza che mi assaliva. “Tutto a suo tempo figliolo… Ora riposa e attento a ciò che combini nei sogni

Questa ultima frase iniziò a corrodermi dentro, come faceva a saperlo? Che fosse lui la voce che mi tormentava?

Per la prima volta in tutta la serata decisi di non esporre i miei dubbi direttamente e di aspettare il giorno successivo. Ringraziai nuovamente Ferdinando augurandogli buona notte e dopo crollai sul letto.

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